mercoledì, ottobre 22, 2008

Banca e finanza contro studenti e operai

Luuunga citazione (articolo de Il Manifesto di Guglielmo Ragozzino), ma si legge veloce:

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Nel globo dominato dalla finanza e dalle banche, le imprese, costrette a massimizzare i profitti per restare a galla e quindi a ridurre i costi di produzione, scelsero la via di tagliare sul lavoro. Potevano agire altrimenti; e in altre occasioni lo hanno fatto, ma questa volta si preferì esportare le fabbriche, oppure importare lavoro a basso prezzo. In un primo tempo il centro mantenne il controllo, ma non bastava ancora. Si smembrarono le direzioni aziendali, in tanti segmenti - possiamo pensare a tanti call-center - alla ricerca di altri vantaggi per gli azionisti che, mai contenti, chiedevano di più.
Rimaneva il problema degli ex operai, ormai senza lavoro industriale e dei loro figli ormai senza prospettive di averne uno. Così si scelse di dare tantissimi lavori precari e naturalmente credito, per comprare case, auto, vestiti, divertimento; e oggetti da poco e servizi sciocchi e irrinunciabili. In ogni caso si alimentava la possibilità di molti, con lavori anche precari, di comprare (a rate, a mutui) auto, case e tutto il resto. Facile capire a cosa servisse il credito; meno facile invece suscitarlo dal niente, dopo avere pagato i dividendi ai numerosi padroni e premi milionari alla nuova classe dei direttori e dei loro accoliti: consiglieri, analisti, avvocati, spioni, guardaspalle. Ma la finanza fu davvero creativa e il credito necessario nacque dal niente, anzi dai debiti. Pacchi di mutui in sofferenza diventavano miracolosamente oggetti finanziari appetibili. Tutti insieme formarono una catena di Sant'Antonio, una gigantesca piramide albanese. Ma non poteva durare. Gli storici del futuro certo troveranno, in America o forse in un paese terzo, chi fu l'operaio licenziato che fece crollare tutto. Non che volesse farlo, ma lasciando casa sua alla banca, non potendo pagarne il mutuo, destabilizzò quel sistema molto sensibile. La prima banca scese sotto i limiti previsti, l'istituto di rating ridusse la valutazione, in dieci borse si vendettero i titoli; tutto precipitò per quell'unico operaio che era stato fatto fuori, senza una parola, perché la sua estromissione, avrebbe fatto risollevare, in teoria, il tasso di profitto. Gli ultimi seguaci di questo sistemamicidiale sono qui da noi. Invece di dare lavoro e quattrini, invece di rilanciare le fabbriche, offrono a piene mani denaro alle banche; e allo stesso tempo tagliano, nella finanziaria, perfino i pochi soldi della scuola. I quattrini dati a una banca vanno subito ad altri banchieri. La speranza è di far crescere il monte complessivo e di restituire fiducia al sistema.Ma questo non è un veromoltiplicatore keynesiano. Al più si rafforza la classe di ricchi che, poverini, hanno subìto prove difficili e attraversato ore disperate. Essi rimanderanno i quattrini all'estero; e chi si è visto si è visto. I fondi dati alla scuola - o meglio, non tolti - sono sì un moltiplicatore. Mettono in funzione attività vitali tutto intorno. Poi c'è una seconda intenzione, di medio termine. Ai figli arriva un insegnamento: è giusto essere, come sono loro, generosi, solidali, aperti; e liberi di testa.
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Anch'io non ricordavo cosa fossero le piramidi albanesi.

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